Non c’è “a simenza bona e chidda tinta”, a simenza è simenza, u siminzaru decide se fare la qualità.
E allora, in ogni seme c’è un cuore con una pulsione vitale, può involvere se non gli si dà possibilità di fecondare/essere fecondato; innovarsi, e non sempre positivamente se addizionato di miglioratori chimici, o esplodere in un caos positivo con l’evoluzione.
L’evolutivo è il grano “du bonu siminzaru”, che ha guardato al passato per sostenere il futuro.
Sto parlando di Giuseppe Li Rosi, il presidente della buona semina, Cumpagnìa siciliana sementi contadine, che invece io avrei chiamato Cumpagnìa sementi siciliane, visto che dell’allegra brigata non fanno parte solo contadini (ad esempio io).
Giuseppe ha guardato non solo e non tanto indietro al suo tempo e luogo, ma è andato “fuori dal suo seminato” curiosando in Siria, dove il prof. Ceccarelli porta avanti un progetto che riabilita gli agricoltori.
Li Rosi rimane affascinato dal modello del miglioramento genetico partecipativo, che riesce a riportare la diversità nei campi e il controllo dei semi nelle mani degli agricoltori.
Per spiegare con estrema esattezza di cosa stiamo parlando, riporto le parole del prof. Ceccarelli:
“[…] Il metodo consiste nell’uso di popolazioni o miscugli di varietà, ma in entrambi i casi devono appartenere alla stessa specie. Le definizioni di popolazione e miscuglio dipendono in una certa misura dal tipo di varietà. Queste popolazioni sono state costituite con l’obiettivo di fornire agli agricoltori materiali che contenessero la maggiore diversità possibile in grado di cambiare nel tempo e adattarsi ad ambienti molto differenti, utili come base per un’ulteriore selezione approfittando del fatto che evolvono. Infatti, quando nel campo si semina una popolazione, tra le piante avvengono sempre incroci naturali (di meno nelle specie che si autofecondano, di più in quelle che si incrociano) e i semi che si raccolgono non sono mai geneticamente identici a quelli seminati, quindi una popolazione evolve grazie alla selezione naturale, e si adatta, anno dopo anno, all’ambiente in cui viene coltivata, al tipo di terreno e alle tecniche agronomiche”.
Frutto di questo metodo, è una farina che ha qualità sorprendenti.
Pochi mesi fa, Chiara Quaglia e Piero Gabrieli partecipavano ad una giornata organizzata per i soci di Simenza, per comprendere lo spirito che anima la nostra associazione. Da lì al lancio di una nuova linea di farine, Petra evolutiva, il passo è stato brevissimo.
Grano siciliano e macina a pietra padovana.
Due le città siciliane in cui, per adesso, lo staff Quaglia presenta il suo nuovo prodotto. Due serate in cui sono state raccontate le sinergie attuate tra agricoltori, trasformatori e chef pizzaioli che hanno compreso e sposato il progetto.
A Palermo, domenica 27 maggio, nel locale di Saverio e Vittoria Borgia, Bioesserì, si raccontano insieme a Giuseppe Li Rosi e Piero Gabrieli, direttore marketing Petra Molino Quaglia.
In degustazione le pizze create dallo chef padrone di casa, Alessio Marchese, e di altri talentuosi pizzaioli: Fabio La Barbera e Corrado Scaglione. I tre hanno sperimentato insieme un gioco insolito tra nord e sud, mescolando gusti, sapori e ingredienti.
A Messina invece il 4 giugno, è Chiara Quaglia con il marito Piero Gabrieli che partecipa all’evento “Eccellenza Pizza 2018”, organizzato da D’AGO’ eccelsi cibi di Antonino D’Agostino, in una location prettamente estiva, il Blanco Beach Club.
Sfornano i prodotti realizzati con le farine Petra, Matteo La Spada, due spicchi Gambero Rosso, chef pizzaiolo della struttura; Giuseppe Costa, stella michelin, del ristorante Il Bavaglino di Terrasini e lo chef pizzaiolo Simone Padoan titolare de I Tigli.
Un tavolo riunisce i coniugi Quaglia, il maestro pasticcere Corrado Assenza, Simenza, rappresentata per l’occasione, oltre che dal presidente, dal direttore tecnico Paolo Caruso e dal maestro panificatore Tommaso Cannata.
Qui Sì- semina. Si semina l’evoluzione.
Federiza Genovese
fonte: http://www.federicagenovese.com/index.php/blog/item/53-molino-quaglia-evolve-la-sua-petra
Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)
BREAD RELIGION
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