Questa è la definizione che ha dato il giornalista Luciano Pignataro durante l’Anteprima di PizzaUp 2016 tenutasi a Napoli il 24 maggio nell’ambito della prima edizione di Tutto Pizza.
L’incontro, promosso dal Molino Quaglia e dall’Università della Pizza, ha voluto mettere in evidenza il fatto che ancora una volta il risultato del lavoro e della creatività degli artigiani e delle aziende italiane rischia di essere “scippato” da chi si appropria di terminologie e concetti per trasformarli in generici “bollini di qualità” vuoti di contenuto reale.
Dopo le imitazioni della pizza napoletana, ecco che oggi in molti copiano la cosiddetta “pizza gourmet”. Ma che cosa s’intende con questa definizione? Non è chiaro.
Per questo motivo, proprio a Napoli è nata l’Associazione Pizza Gourmet, presieduta dal pizzaiolo Luigi Acciaio, che detta alcuni parametri cui attenersi per la sua preparazione.
Non basta. In mancanza di un disciplinare riconosciuto, all’Anteprima di PizzaUp una sessantina di pizzaioli campani si è interrogato sul significato di questo prodotto: non sarà forse che l’etichetta gourmet debba riferirsi al consumatore piuttosto che al piatto?
Ne è convinto anche Piero Gabrieli, direttore marketing del Molino Quaglia (nella foto è a destra, con Federica Racinelli, Francesca Barberini e Luciano Pignataro): «La pizza gourmet ha le caratteristiche che un consumatore gourmet vuole trovare in un prodotto: ha gli aspetti culturali che ricerca chi è attento a una sana e corretta alimentazione. Non deve costare tanto per forza: deve rappresentare un tassello fatto di tradizione, origine degli ingredienti, attenzione alla salute nel piatto».
Anche una pizza margherita napoletana può essere gourmet se realizzata con un grande pomodoro, un’ottima mozzarella, farina e olio extravergine di olive di eccellenza.
Sarah Scaparone
fonte: http://newsletter.identitagolose.it/email.php?id=609
Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)
BREAD RELIGION
Iscriviti e ricevi le novità nella tua email.