“Se c’è una cosa di cui non ci possiamo assolutamente lamentare è il tempo. Perché qui splende sempre il sole”.
Esordisce così Gianluca Graci, felice e raggiante come la sua lucente Licata. Dove lui è nato e cresciuto. Per poi partire, tornare e inaugurare il suo quartier generale: quella Fauzzeria che addirittura si è fatta in due. Conquistando prima il centro storico e poi la periferia cittadina. Una storia intensa quella di Gianluca, fatta di studio, di sacrifici e di sogni. Anche realizzati. Mettendo sempre al centro la sicilianità e la sensibilità. Il che si traduce anzitutto nel massimo rispetto: per la terra e per i popoli che la abitano. Questione di cultura. Questione di umanità.
Dall’uniforme al forno
Millesimo 1981, l’argento (e Agrigento) nelle vene, Gianluca nasce a Licata. E a Licata frequenta l’alberghiero.
“A tredici anni ero già operativo, facendo il lavapiatti in un locale della città. Poi sono passato in cucina, sono diventato aiuto cuoco e infine ho sostituito un pizzaiolo che nel frattempo se n'era andato via. Così mi sono appassionato a farine e impasti”, racconta Graci. Che presto entra nell’esercito, per restarci sette anni.
“Ero sergente maggiore. Del resto mio padre era poliziotto e in famiglia aleggiava un po’ il mito del posto statale. Sono stato a Napoli, a Verona, a Roma. Sempre nell’esercito, ma sempre in cucina. Anzi, appena riuscivo facevo pure qualche extra in pizzeria. Poi, dopo aver passato il concorso per il servizio permanente, mi hanno mandato a Bolzano, per ricoprire un ruolo al minuto mantenimento. Ma mi mancavano il sole, il mare e pure la cucina. Perché, a dire il vero, sono sempre stato combattuto fra l’onorare il posto fisso e assecondare la mia indole più creativa”, svela lui. Da qui la scelta di abbandonare l’arma. Per riprendere in mano la pala. Ma non in Sicilia, bensì nelle Marche...
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BREAD RELIGION
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