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I dieci comandamenti del lievitato artigianale


Come riconoscere al primo sguardo un buon panettone artigianale? Nicola Borra e Luca Giannino ce lo svelano in dieci diktat.

1 - Non deve implodere. Anzi. La cupola deve risultare tonda, pronunciata e omogenea. E deve fuoriuscire per qualche centimetro dal pirottino. Senza d’altro canto creare l’indesiderato effetto fungo.

2 - Non si deve staccare o ritrarre dal pirottino.

3 - Non deve apparire chiuso. Se la scarpatura è fatta per bene, la superficie deve risultare aperta e ariosa. Deve sbocciare, come un fiore.

4 - Non deve presentare l’aureola lungo i contorni. Sarebbe un indice di eccessiva grassezza.

5 - Non deve contare troppi buchi. Dopo il taglio, gli alveoli devono apparire ben distribuiti e allungati verso l’alto. Un panettone eccessivamente rarefatto si asciugherebbe in un battibaleno.

6 - Non deve essere pallido o albino. Il suo tono ideale è un bel giallo.

7 - Non deve sgretolarsi. Bensì filare. Prendendo un pezzo di pasta fra indice e pollice, e tirandola verso il basso, deve somigliare a un filo.

8 - Non si deve sbriciolare. Un po’ di briciole sono concesse esclusivamente in caso di presenza della glassa.

9 - Non va masticato. In bocca si deve sciogliere. E non deve mettere sete.

10 - Non va sprecato. Per questo il consiglio è quello di controllare sempre la data di scadenza. Questione di chiarezza, trasparenza e consapevolezza. Dopotutto un panettone artigianale andrebbe consumato entro 20 giorni. E passata la dead line? «Si può tagliare a fette e lasciar intiepidire in forno a 50°C. Non di più. Altrimenti diviene biscottato».

Non da ultimo il panettone deve avere carattere e personalità. E deve portare la griffe dell’artigiano che lo fa. Persino sulla confezione.

«Il packaging è importante. E deve avere l’impronta di una forte manualità», puntualizza il designer spezzino Emanuele Martera. Che predilige un abito creativo e su misura. Partendo da un semplice sacchetto in carta, puro e semplicissimo. Anche riciclato. Poi? Pennelli alla mano e colori acrilici ben dosati e correttamente diluiti, via che si può partire con schizzi, disegni, lettere, parole, elementi reali o surreali.

«L’importante è non usare il pennello come se fosse una penna. Il tratto deve essere marcato, grosso e deciso. Si deve ottenere l’effetto materico», continua Martera. A suggello: tanti nastri vivaci.


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Cristina Viggè
fonte: https://www.identitagolose.it/ermes/newsletter/?id=494

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