Visto che in questa casa-bottega dalla rurale allure nascono hamburger preparati con pane homemade, nonché gnocchi, ravioli e dolci di produzione propria (grazie anche al contributo di mamma Giusi). Sempre partendo dalla farina macinata a pietra.
“E dalla biga”, precisa Antonio a Extraordinariamente Host. Perché lui preferisce questo semplice mix di acqua, Petra 1 e Petra 9 e un pizzico di lievito quale incipit del suo impasto finale.
Che viene poi suddiviso in panetti da lasciar lievitare, stendere in placche e tortiere (o nei padellini, in pappalardiano gergo), far riposare ancora un po’, farcire (con fiordilatte di Agerola, ad esempio) e infine cuocere in forno a legna.
Senza dimenticare il mare, dando ascolto a quell’anima veracemente campana tipica di chi, come lui, ha le radici in quel di Castellammare di Stabia.
Ecco allora comparire la ricciola cruda, sfilettata, sublimata in carpaccio e condita con olio extravergine e pepe. Per percepire l’itticità nella sua piena complessità.
Esaltata dalla burrosa delicatezza della mandorla di Noto, dalla dolce e salina sapidità dei capperi di Pantelleria confit e dall’agrumata rotondità dei chicchi di melagrana.
Rubiconde perle citrine sopra una radiosa spiaggia siciliana a foggia di spicchi, riscaldati dal fuoco sacro dell’estro.
Alimentato da una buona dose di umiltà e da una generosa manciata di volitiva curiosità.
Cristina Viggè
fonte: http://newsletter.identitagolose.it/email.php?id=424
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