Agrobiodiversità, food security e salute
L’agrobiodiversità – cioè l’insieme di tutte le componenti della diversità biologica che rilevano per l’agricoltura e l’agroecosistema – riveste un ruolo fondamentale per la c.d. food security. Vale a dire la sicurezza degli approvvigionamenti alimentari nel pianeta.
La food security è gravemente minacciata dai cambiamenti climatici, la desertificazione e altri fattori antropogenici. Non ultimo, la drastica riduzione delle specie vegetali coltivate, laddove 9 sole colture rappresentano oggi il 66% della produzione agricola globale (FAO, 2019).
La riduzione del numero delle specie e delle varietà coltivate è tra l’altro direttamente correlata alla crescente diffusione di un’ampia serie di patologie nell’organismo umano. All’omologazione delle diete – con riduzione delle varietà di micronutrienti e fitocomplessi – sono invero attribuite diverse patologie, legate in primis al sistema immunitario e a infiammazioni. (1) Con maggiore occorrenza nei casi di consumo di alimenti ultraprocessati HFSS (High in Fats, Sugar and Sodium).
Agrobiodiversità, climate change e miscugli varietali
I sistemi alimentari e agricoli odierni non si prestano a fronteggiare l’impatto dei cambiamenti climatici, proprio a causa della grande uniformità che li caratterizza. I modelli che prevedono le variabili associate al cambiamento climatico, del resto, sono tutt’altro che concordi. Ed è pressoché impossibile sviluppare programmi affidabili di miglioramento genetico, sia convenzionale che molecolare.
Un’efficace strategia per consentire alle nostre colture di evolversi e adattarsi progressivamente al cambiamento climatico – assicurando rese stabili e prodotti di qualità nutrizionali apprezzabili – è invece quella di coltivare miscugli varietali. Il miglioramento genetico si trasferisce così dalle stazioni di ricerca ai campi degli agricoltori. I quali vengono effettivamente coinvolti nell’intero processo decisionale, applicando il c.d. miglioramento genetico partecipativo (PPB, Participatory Plant Breeding).
Un’altra tecnica che permette di riportare la diversità nei campi, avvalendosi ove del caso anche della collaborazione con le istituzioni, è quella del miglioramento genetico evolutivo (EPB, Evolutionary Plant Breeding). (2) Il quale consiste nell’uso di miscugli e popolazioni evolutive:
– i miscugli derivano dalle miscele di varietà differenti della stessa specie. Le quali, una volta poste a dimora, si possono incrociare in modo naturale e adattarsi progressivamente alle caratteristiche pedoclimatiche,
– le popolazioni evolutive intraspecifiche derivano da miscugli che comprendono varietà, incroci e popolazioni della stessa specie.
Miscugli e agricoltura biologica a basso input
La cerealicoltura soffre da decenni la carenza di varietà effettivamente idonee alla coltivazione con il metodo bio. La versatilità e resilienza dei miscugli – documentata da ampia letteratura scientifica – consente invece di insediare le attività agricole anche in aree c.d. marginali o comunque soggette a condizioni climatiche estreme.
In Italia si sta così iniziando a coltivare i primi miscugli varietali di frumento, adottando pratiche di un’agricoltura sostenibile. Riscontrando come la loro grande capacità di adattamento consenta di ridurre al minimo gli input (o mezzi tecnici) in agricoltura.
L’ampia base genetica delle miscele varietali consente loro di adattarsi, assicurando una presenza di piante che tende a essere costante in diverse condizioni pedoclimatiche. I miscugli garantiscono dunque una significativa stabilità – anche nei terreni marginali – che supera, in termini di resa a parità di condizioni, quella delle monocolture. (3)
Miscugli di frumento e incrementi di resa. Studio scientifico
La meta-analisi ‘Unfolding the potential of wheat cultivar mixtures: A meta-analysis perspective and identification of knowledge gaps’ considera circa 120 lavori scientifici sui miscugli di frumento. A parità di condizioni, la resa totale dei miscugli di frumento – a confronto con le monovarietà – registra un incremento medio pari al 3,5% (con picchi del 6,2%, in presenza di stress biotici significativi).
I miscugli risultano dunque ancor più efficaci nelle coltivazioni che non prevedano l’impiego di pesticidi. L’altezza disomogenea delle piante, oltretutto, massimizza l’efficienza fotosintetica e riduce l’evaporazione. (4) Ed è migliore la loro competitività con le piante infestanti. (5)
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Paolo Caruso e Dario Dongo
fonte: https://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/miscugli-varietali-di-frumento-agrobiodiversit%C3%A0-e-resilienza
Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)
BREAD RELIGION
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