Da osteria di campagna, è diventata pizzeria con cucina, poi nel 2013 l’arrivo dello chef Simone Livraghi, classe ’83, coincide con l’introduzione di una cucina diversa, innovativa, sempre in movimento e a 360°: che spazia dalla pizza a piatti gourmet.
Nel 2018 un’importante ristrutturazione trasforma il locale in un ambiente raffinato e accogliente dove predomina il grigio antracite, con tavoli ben distanziati -da notare la deliziosa farfallina porta-borse su una delle gambe dei tavoli per le signore- con piano in legno chiaro che dà un tocco di luce, mise en place “nuda”con bicchieri colorati e poggia posate di marmo verde.
E alla fine del 2019 la grande svolta e l’ultima evoluzione: dopo un anno di sperimentazione, Luca Mariani, già pioniere nel settore dei lievitati, e Simone Livraghi, rispettivamente la mente e il braccio, lanciano il lievitato gastronomico.
Scordatevi la pizza, questo è un nuovo concetto di lievitato, evoluzione della pizza gourmet, che si trasforma in una portata vera e propria: un disco di pasta ariosa e leggera che fa da tela per ingredienti di prima qualità, che in mano allo chef diventano i colori con cui “dipinge” il piatto.
Accanto a questa innovazione, nel menu troviamo piatti senza la solita distinzione tra antipasti, primi o secondi, in modo che ognuno possa scegliere di mangiare ciò che vuole e nella sequenza che più gli piace.
La mia esperienza è iniziata con bon bon alla milanese con crema di peperoni, uno sfiziosissimo amuse bouche accompagnato da Altemasi TrentoDoc 2015 Millesimato, Chardonnay in purezza. Poi baccalà mantecato con crema di sedano rapa, cime di rapa e aglio nero; e carota con tartare di capesante, maionese fatta con il suo corallo, gel al bergamotto e nasturzio.
A seguire il lievitato “Profumo Mediterraneo” con pomodoro bio, bufala di Paestum DOP a crudo, capperi di Scauri, acciughe del Cantabrico, origano e olio evo. Come ho scritto sopra: leggero, arioso e gustoso. Si prosegue con risotto alla barbabietola, fonduta di comté e grue di cacao, cucinato all’onda e dal sapore accattivante. Assaggio anche un secondo: maialino da latte cotto a cbt e poi arrostito con arancia, sedano rapa e miso. Concludo con il tiramisù 2020, ultimissima interpretazione del classico dolce. Ogni anno La Fortuna realizza un tiramisù differente, sempre nella filosofia del divenire che la contraddistingue.
La carta dei vini conta circa 150 proposte, le più importanti contenute all’interno di una vetrina cantinetta all’entrata del locale, dove si trova anche lo Chef’s Table: un grande tavolo conviviale che può ospitare fino a 10 persone per un percorso degustativo di sette portate a sorpresa, in abbinamento ad altrettanti vini.
Diceva Winston Churchill in materia di cambiamenti: “Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare.”
P.S. Quando la cucina è in evoluzione riserva sempre tante belle sorprese!
Isabella Radaelli
fonte: https://www.isabellaradaelli.it/la-fortuna-quando-la-cucina-e-dinamica.html?
Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)
BREAD RELIGION
Iscriviti e ricevi le novità nella tua email.