Fresche perché giovani. Un lui e una lei: due storie, stessa passione. Lui è Luca Tomasicchio, titolare del ristorante Tola Rasa di Padova, locale di via Vicenza dal design contemporaneo che in un paio d’anni d’attività si è segnalato per una cucina moderatamente creativa, a tratti geniale, che fa riflettere anche chi non la capisce. Tomasicchio ha alle spalle una lunga esperienza all’estero. Lussemburgo soprattutto. Al padre venne un coccolone quando confessò che a Giurisprudenza preferiva i fornelli. Ma lui, Luca, non ha tradito la fiducia e le attese.
Lei è Silvia Moro, a cui il papà Sergio ha passato il testimone del ristorante dello storico albergo Aldo Moro di Montagnana. Lei la laurea l’ha conseguita, ma il richiamo ancestrale della cucina di casa è stato più forte. Come il desiderio di rinnovarla profondamente, dando libero sfogo al proprio talento naturale. I risultati sono arrivati pressoché subito. Meritati.
Parlando di Padova non si può dimenticare il ruolo della famiglia Alajmo, che continua a essere un faro per la ristorazione provinciale.
Nel far scuola, nello stile, nella ricerca. Papà Erminio anche nell’associazionismo perché sotto la sua lunga presidenza l’Appe di Padova ha sviluppato più formazione e nuovi orizzonti come il vegano, il dialogo diretto della ristorazione con la produzione artigiana del territorio. Dopo le Calandre nella graduatoria padovana troviamo (con un “cappello”) un altro locale del pianeta - Alajmo:
La Montecchia di Selvazzano (che si è sdoppiato con l’Abc per la pizza gourmet), accanto al Lazzaro 1915 di Pontelongo dove Piergiorgio Siviero, già allievo di Alain Ducasse e finalista al Bocuse d’Or, si è sdoganato dai canoni tradizionali della lunga tradizione di famiglia creando una cucina in costante divenire. Ora centrata su un rapporto più stretto con i produttori.
Meritato “cappello” anche per Storie d’amore di Borgoricco, locale dell’affiatata coppia Foffani - Filippetto, locale spumeggiante come uno Champagne. Cappello infine per il Fuel dei fratelli Greggio che dal distributore di Rubano s’è spostato da poco in Prato della Valle a Padova.
Le altre presenze padovane in guida sono quelle rassicuranti, ovvero la prova concreta che la cultura materiale di un territorio è un valore. Tutti o quasi ne sono fedeli interpreti. Il Baretto di Albignasego per la selezione ittica maniacale dei prodotti dell’Adriatico, La Montanella di Arquà Petrarca per saper coniugare con classe vera e un pizzico d’arte il concetto “dalla natura al piatto”.
Una cifra stilistica che ritroviamo anche nel Boccadoro di Noventa, dove l’ospitalità dei Piovan profuma di buono. Ci sono pure il Sasso di Castelnuovo di Teolo che valorizza i saperi di Lucio Calaon, Mario di Montegrotto con i suoi menù di sostanza, le Tentazioni di Saonara con l’estro dei due giovani titolari, la Torre di Monselice che in fatto di primizie e tartufo non è seconda a nessuno, la Tavolozza di Torreglia proiettata sulla ricerca del prodotto, il rinnovato Officina di Rubano, lo storico Aubergine di Abano, il “didattico” Osterie Moderne di Campodarsego.
Poi i padovani: il Navigli tutto pesce, il modaiolo Box Caffè. E poi il Cicheto in riva al Piovego e la schietta Enotavola da Pino in ghetto.
Tra le migliori pizzerie d’Italia, sessione della guida, figura il Gigi Pipa di Este, sorretta dall’energia giovane di Alberto Morello.
Renato Malaman
fonte: https://mattinopadova.gelocal.it/regione/2016/10/21/news/irrompono-i-giovani-tola-rasa-e-moro-1.14286239
foto da pagina Facebook (n.d.r.)
Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)
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