Spontanea, dalle inflorescenze simili a quelle delle margherite, dal profumo intenso e dal gusto lievemente amarognolo. Un’erba tipica di Valdagno, tanto da essersi meritata la Denominazione Comunale.
«Mia zia la usava per preparare le frittelle. Una pastella semplice, fatta con farina, latte, uova e molta erba maresina», racconta Ballico. Che cristallizza il ricordo della zia e delle frìtole primaverili in un dolce omaggio al Maggio ’78. Regalando al presente un rewind del passato.
Una crostatina, quindi. Alla cui messa a punto concorrono la farina per frolla e la farina di farro monococco bio by Molino Quaglia.
Poi? Una composta di griotte, ciliegie selvatiche dalla verve aspra e dalla spiccata acidità, nonché una crema di riso vialone nano, fiera d’accogliere l’erba maresina. «Lasciata a macerare nello zucchero invertito, affinché per osmosi possa esprimere tutto il suo aroma», puntualizza Ballico. Che fa la crema di riso anche per rendere onore ai risini tradizionali veneti, al riso e latte e alle frittelle di riso. «Ma poi la passo in forno per cinque minuti a 170°C. Perché in tal modo il suo gusto gradevolmente amaro si potenzia ancor di più».
A completare il tutto: un’ultra cremosa namelaka, realizzata con il cioccolato Opalys di Valrhona: bianco, vellutato e vanigliato. Esaltato dalla presenza della vaniglia bourbon.
Una delizia che può declinarsi pure in versione torta, mignon, biscotto e cioccolatino.
Cristina Viggè
fonte: https://www.identitagolose.it/news/?id=164
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