Non c’è un turismo, non c’è una lussuria a cui dare scampo, piscine a sfioro, muretti a secco e il Barocco a ripulire tutto. Qui il terremoto c’è stato troppo tardi, quando già cultura e ricostruzione andavano per i fatti loro e così, poter respirare, non dovendo fare i soliti italiani che “è tutto uno schifo perché il presente non è il futuro che non è più il passato e non sarà mai migliore”, è già un abbrivio al decoro e alla riconoscenza. Poi c’è lo stupore.

Una pizzeria che si allarga in mezzo alla strada, sulle terrazze, sopra le scale, dietro gli stipiti, piena per concorrenza inadeguata e contemporanea nel suo essere format, che se fosse sotto casa l’avrei snobbata per dispersione di concetti, e che qui, in mezzo ad una clientela da pizzeria sbagliata, mi ha rilassato come pochi luoghi ultimamente.

Sergio Russo, insieme al fratello, lavorano sul concetto di napoletana, rame, pietra, temperature alte, cotture sotto il minuto, farine Quaglia, formazione Qualglia, maturazioni lunghe e qualche pre-impasto.

Sui topping, qualche collaborazione con le mosche bianche ristorative della provincia e qualche esagerazione non inquietano il progetto perfetto di una gioventù siciliana che non ha necessità di scappare, che rimane lì, lavora sulle consistenze, sulla qualità, fa ricerca, esce fuori e poi ritorna. Con quell’arroganza veemente che è comprensione e necessità.

Perché qui o imponi un punto di vista o finirai sempre nei discorsi della domenica pomeriggio, in salotti che sanno di elicriso, a raccontarti una vita che avrebbe potuto essere e non è stata.

La pizza è popolo, deve fare i numeri, riempire i tavoli, mantenendo la qualità e la quotidianità… altri racconti forgiano menti docili…


Redazione il Sapere dei Sapori
fonte: http://ilsaperedeisapori.it/da-clara-una-pizza-in-mezzo-al-nulla-sergio-russo/?fbclid=IwAR2UjwgdupVsNURFKcI42g8f1pQlzq8Ih-4eUqjjD8Q8HaKeVYts7UVvzkE

Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)