Lavorava nell'edilizia, ma il cibo e la pizza gli piacevano così tanto che ha deciso di studiare, oltre che di lavorare a tempo perso in cucina per imparare con gli occhi, passando dall'empirismo alla “scienza” della pizza.
Allievo di Angelo Iezzi – padre putativo dei pizzaioli romani di nuova generazione – e di Federico del Moro, ha lavorato in diversi locali prima di decidersi a incontrare il “re” della pizza romana: Gabriele Bonci.
«Volevo capire cosa ci fosse dietro alla sua pizza, per cui la gente faceva ore di fila. E sapevo che sarebbe andato in Australia per un evento; io avevo già l'idea di portare la pizza all'estero ma cercavo alleati. L'ho aspettato per tre ore, ma è stato un colpo di fulmine!».
Bonci lo ha chiamato con sé al Panificio, lo ha portato in giro per il mondo e Cristian – che nel frattempo è entrato in contatto con altri nomi della ristorazione capitolina come Giancarlo Casa, Mauro Secondi, Edoardo Papa, Bonetta Dell'Oglio - si è convinto sempre di più della necessità di esportare il format “pizza al taglio”.
«Volevo fare esperienze all'estero – racconta – ma soprattutto non capivo come nessuno si fosse impegnato a far conoscere questo prodotto nel mondo come invece è stato fatto per la pizza napoletana, per esempio».
Alla fine, qualche mese fa Cristian il grande passo lo ha fatto da solo: ha aperto il suo 22.2° - «Il 22 per me è un numero maestro, me lo ritrovo sempre davanti» - a Saragozza, capoluogo dell'Aragona, nel quartiere popolare di Delicia.
Una bella sfida, convincere gli abitanti del luogo ad assaggiare le sue pizze al taglio frutto dell'incrocio tra la tecnica di Iezzi e la filosofia di Bonci: solo prodotti freschi e di stagione, in contrapposizione alla “filosofia del barattolo”.
«È dura – racconta Cristian – Qui non c'è la tradizione della pizza a taglio e sono abituati a mangiarne solo tre o quattro tipi: prosciutto cotto, champignons, 4 formaggi... Considerano la pizza con le patate una stramberia, e mi chiedono di metterci sopra l'ananas o la salsa BBQ».
Ma lui non si arrende, e giorno dopo giorno sforna pizze che mettono insieme il gusto italiano e i prodotti locali per prendere i maños per la gola: pizza con hummus di ceci lonza e peperoni, cipolla e morcilla, zucchine insalata pomodorini e formaggio di capra conciato in tre modi, rustici ai 4 formaggi e patate viola, calzoni con chorizo.
A piccoli passi, sta facendo capire agli spagnoli il valore di un buon impasto, dell'olio extravergine, delle patate sulla pizza.
Con qualche concessione: «Se mi chiedono l'ananas, l'aggiungo. Ma la salsa BBQ no, mi rifiuto e li mando altrove!».
Luciana Squadrilli
fonte: http://newsletter.identitagolose.it/email.php?id=558
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