«Abbiamo avuto un riscontro incredibile, molti professionisti di livello si sono messi in contatto con me, vogliono condividere l’idea», spiega.
Già compiuti i due passi successivi, necessari, ossia la registrazione del marchio e la stesura di un disciplinare, «poche regole, semplici, chiare, rigorose, che tutelino il lavoro dei professionisti seri».
Obiettivo: nel mare magnum delle finte lievitazioni naturali – perché è diventata una moda: e ogni moda ha i suoi imitatori mediocri e i veri e propri taroccatori, si sa fin troppo bene – creare un associazione che abbia statuto e norme per spiegare cos'è la pasta madre attiva e come si deve lavorare per poterla davvero definire così.
Ben intesi: nessuna ostilità nei confronti di chi usa (anche, o persino esclusivamente) lievito di birra.
Legittimo (forse, o forse no…) che pure l’industria alimentare abbia iniziato a cavalcare l’onda e proponga bustine con la contraddittoria dicitura “pasta madre essiccata”, che in realtà è la negazione della vera pasta madre, è qualcosa di “morto” mentre l’originale è vivo, «risultato di un processo che richiede attenzioni e cure costanti, tempi di lavorazione e lunghi periodi di riposo. Oltre, naturalmente, a tanto, tantissimo amore».
Insomma, per farla breve: ognuno lavori come può, vuole e/o sa, l’importante è poter riconoscere chi opera con attenzione e cura e che questi non venga confuso coi soliti furbi che ne scimmiottano l’attività, «questo non tanto a beneficio di noi addetti ai lavori, maneggiamo farine e lieviti ogni giorno e viviamo in una naturale intimità con l'arte bianca, ma soprattutto dei nostri clienti e di tutti i consumatori», conclude Bosco.
Un marchio di qualità da apporre ai prodotti preparati con il vero lievito madre: più chiaro di così…
Redazione Identità Golose
fonte: http://newsletter.identitagolose.it/email.php?id=447
Foto da pagina Facebook (ndr)
Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)
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