Chi ha coniato questo termine (leggi pizzaup.it) lo ha utilizzato per descrivere "l’atteggiamento estetico dell’artista capace di proiettare nelle sue creazioni le proprie emozioni mediante un processo di immedesimazione".
Successivamente empatia iniziò a riferirsi all’atteggiamento "di chi riesce a instaurare una relazione armoniosa con gli altri riuscendo a coglierne lo stato d’animo, entrando così in sintonia con i sentimenti e le emozioni altrui".
Quindi l’empatia si manifesta sia quando viviamo le emozioni dell’artista di fronte alla sua opera d’arte, sia quando riusciamo a offrire la nostra attenzione a un’altra persona, mettendo da parte le preoccupazioni e i pensieri personali e concentrandoci sulla comprensione dei suoi sentimenti e bisogni.
Questa duplice capacità di creare sintonia tra gli altri e il risultato del nostro lavoro, e noi e i sentimenti altrui, rappresenta una leva di successo in un mercato dove si avvicendano, senza soluzione di continuità, esperienze concrete (gustare una pizza) ed esperienze immaginifiche (scorrere rapidamente le foto e i video nei social networks).
La sfida nelle pizzerie di domani sarà quella di dare coerenza alla sostanza del piatto rispetto all’estetica di Instagram, in contesti di comunicazione, sala e web, dove l’empatia verso i clienti li predispone ad abbandonarsi con fiducia alle emozioni del piatto. Del resto, come possiamo pensare di continuare a raccontare la pizza con fiumi di parole in un mondo che vira verso la comunicazione attraverso le immagini?
Entra nel sito pizzaup.it per leggere di più sulla quattordicesima edizione del simposio sulla pizza italiana contemporanea.
Piero Gabrieli
fonte: https://www.identitagolose.it/news/?id=215
Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)
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