La scrivania non faceva per lui. Si è tolto i panni da commercialista poco dopo l’avvio alla carriera. Il traguardo raggiunto con studio e sacrifici a Roma, alla fine, non si è rivelato ciò che realmente desiderava per il proprio futuro. Perché è stata un’altra strada a richiamarlo. Quella che non aveva in fondo mai abbandonato, coltivata nei week end universitari e durante i rientri in Calabria.
Alessandro Plastina appartiene al mondo della pizza. Vi è cresciuto ed è lì che è voluto ritornare. Ha imparato le prime regole della vita dentro le mura della pizzeria di famiglia, sotto l’insegna Mimosa, fondata dal padre e dallo zio nel 1986 a Corigliano Calabro e ancora oggi una istituzione nell’Alto Cosentino.
Ma è stato l’incontro all’Università della Pizza di Molino Quaglia con Renato Bosco, che Alessandro considera il proprio mentore, ad averlo messo davanti allo specchio, a tu per tu con la propria passione. Un incontro folgorante
«Quel percorso di formazione mi ha fatto fare il cambio di rotta definitivo, mi ha cambiato la vita e il modo di vedere l’arte della pizza», racconta.
Così, nel settembre del 2019 Alessandro ha acceso le luci di Trecentogradi, lungo la via principale della sua cittadina. Ha puntato sin da subito sulla pizza al padellino, che in onore di Bosco ha battezzato Nuvola di pane. Quella con cipolla di Tropea caramellata, ‘nduja, pomodoro giallo e filetto di tonno è diventata in poco tempo la più iconica del locale. Attraverso questa novità ha avviato la sua rivoluzione con l’obiettivo di stimolare il contesto, di seminare una coscienza di consumo diversa, più consapevole. Lo ha fatto insieme a Carmine Fontana, veterano alla Mimosa, che governa il forno e con il quale Alessandro si alterna oggi per gestire entrambe le realtà, e a Gregorio Caldeo. Trecentogradi è un progetto dallo spirito giovane fondato su una squadra di giovani, dove vige il modello della bottega di un tempo e dove viene onorata la trasmissione del sapere e del mestiere.
Arrivano le risposte anche da parte dei consumatori.
«Oltre alla pizza al padellino hanno imparato ad apprezzare quella in teglia romana. A capire ciò che facciamo».
La start up che ha preso vita a pochi mesi dallo scoppio della pandemia non ha mai in questo anno turbolento ammainato le vele.
«Se non per qualche settimana, non ci siamo mai fermati. Amo il mio lavoro. Mi rende felice, nel mio piccolo, poter far stare bene le persone. È la cosa più importante».
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Manuela Laiacona
fonte: https://www.identitagolose.it/ermes/newsletter/?id=396
Alessandro Plastina per le sue pizze utilizza le farine Petra 1, Petra 9 e Petra 5037 (ndr)
Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)
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