Perché pasticceria è dai più intesa come sinonimo di dolce, ma non è così. Mi ha convinto, Corrado (Assenza), con il suo intendere l’arte pasticciera un tutt’uno con la cultura della cucina, perché, a ben pensarci, un buon piatto di spaghetti come un buon biscotto sono entrambi risultato della capacità di estrarre gusti puri dagli ingredienti della natura. L’aggiunta smodata di zucchero, come di sale, smaschera chi sceglie la via facile del dolciastro o del salato per mascherare una certa ignoranza gastronomica.
Ma oggi è più ammissibile un atteggiamento simile nei confronti della pasticceria? Siamo sicuri che un dolce per essere tale debba stordire i sensi piuttosto che coinvolgerli?
È luogo comune che la pasticceria sia trasgressione alimentare, facendo così passare in secondo piano il suo valore nutrizionale e dimenticando che quotidianamente tutti noi consumiamo dolci almeno a colazione e di frequente anche a pranzo e cena.
Leggere l’evoluzione dei gusti in chiave nutrizionale è il futuro dei pasticcieri che si sentono anche in parte responsabili delle scelte alimentari dei loro clienti più consapevoli".
Piero Gabrieli
fonte: https://www.identitagolose.it/news/?id=271
Foto di Thorsten Stobbe
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