Ecco, lì in mezzo, districarsi tra gli alberi di ciliegie, i torresani e il torcolato, è un modo urbano di guardare quella che è una pianura indotta, riponendola sullo stesso piano della fuga. Le frazioni sono stradine di campagna appena cominciate. Perché l’industria da qui non se ne è mai andata e ha permesso all’artigianato di avere i parcheggi pieni. Senza ipocrisie e senza idiosincrasie per la pelliccia stufata e per la buonanima del prozio che ha fatto i soldi vendendo moto e attrezzi agricoli.
In luoghi come questo, le attività sono silenziose e durano 24 ore al giorno 365 giorni l’anno, non conoscono pause, non sono refrattarie alla fatica e mettono la famiglia al centro di tutto, glorie ed oneri. Perché siamo in un sud del mondo ricostruito ad arte. Questo Veneto è un retaggio ibridato di un terreno assolato a cavallo del Mediterraneo. E qui, cosa meglio di una saga familiare può tenere banco come paradigma immortale?
1966. Siro e Bruna cominciano a fare pane. Piccolo laboratorio di una piccola frazione che ha altre vocazioni e altri divertimenti. Sono gli anni dell’abbondanza e così si cominciano a raccogliere figli da iniziare alla professione.
A fine anni ’80 Giuseppe, Cristiano e Paolo prendono in mano il timone per condurre l’attività verso una possibilità. Cristiano fa il pane ma impara a fare pasticceria. Giuseppe, pasticciere di formazione, è costretto a prendere in mano le redini del panificio per non mollarle più. E con lui arriva anche il lievito madre. Sono gli anni della dimenticanza e degli storici lievitisti veneti, portati via dalla memoria. Tra Treviso e Vicenza, la gestione della Madre è un sistema di circostanze, metodi di lavorazione e alchimie.
Sono i tempi in cui Molino Quaglia è ancora un mulino industriale che nel suo fa quello che nessuno ha mai fatto. E così arrivano la conoscenza, le lezioni, le coercizioni e le associazioni. Giuseppe cresce e pensa che il futuro abbia una sola direzione, quella del prodotto al di là di tutto. Se una famiglia vuole traguardare la contemporaneità, deve creare un sistema che le permetta sempre di rimanere all’origine. Come i francesi, più dei francesi.
Laboratorio centralizzato in continua espansione e pochi metri quadri nei posti nevralgici della provincia di Vicenza. Per ora Sandrigo, Breganze e Marostica, nel prossimo futuro il capoluogo e Bassano. Trovare poche persone fidate per raccontare una storia e una missione, al di là di qualunque discussione sul prodotto. Che viene prima e che viene dopo. E Giuseppe lo sa. L’acetica è abbastanza alta nei suoi pani, scelta voluta, le farine passano da Quaglia ad un piccolo mulino locale che macina farro e segale, ma sono in continua rotazione.
Il panificio di Maragnole rimane tradizionale, la bottega vende il necessario per una frazione di pochi abitanti. Le forme del pane sono assolutamente estetiche e non si fermano alle grosse pezzature: vanno dalla rosetta alla coppia ferrarese, in quella possibilità di scelta di cui è quasi sempre vittima il cliente.
I prodotti dei Vicentini sono pressoché infiniti. Si va dal gelato alla pasticceria classica, dal lievito madre all’utilizzo del Roboqbo, che ha permesso il salto nella conservazione sotto vuoto: confetture e succhi (particolarmente a posto). Il prodotto è un’espansione orizzontale che deve dare un’idea di quello che una famiglia numerosa è ancora in grado di fare in questa provincia dalla faccia sempre più d’accatto.
Giuseppe ha i piedi ben piantati nel suo lavoro, ha una moglie chimica, con cui il dialogo non è mai una stupefazione fine a se stessa, e un principio al lavoro che toglie ore di sonno alla possibilità di avere del tempo. Qui si fanno le cose seriamente. Su tutte, il krantz di Cristiano: pieno, umido ma soprattutto quotidiano. È un dolce che rilassa e che non chiama alla critica. E così la maggior parte di una produzione rappresentativa di un’imprenditoria artigiana per cui il posto di lavoro è una tutela e il territorio una possibilità di scelta.
La saga dei Vicentini fa parte di quell’Italia invisibile per cui andiamo avanti a testa alta in giro per il Mondo, ci voltiamo e ci ricordiamo della nostalgia verso il buono… ecco più o meno tutto…
Redazione Il Sapere dei Sapori
fonte: https://ilsaperedeisapori.it/una-famiglia-che-sta-raccogliendo-il-futuro-giuseppe-vicentini/
Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)
BREAD RELIGION
Iscriviti e ricevi le novità nella tua email.