Ma non è facile trovarlo. Tutt’altro discorso impone il panettone artigianale. Il giudizio così netto con relativa radiografia lo dà Reinhard Santifaller, pasticcere di 43 anni, insegnante di pasticceria alla scuola alberghiera di Levico, bolzanino di nascita, di formazione tra Trentino, Alto Adige e Monaco di Baviera, laurea in pasticceria a Bruxelles, titolare da 20 anni con la compagna Antonella di una pasticceria a Vigo di Fassa.
Perché un quattro al panettone industriale?
«Le grandi industrie cominciano la produzione a fine agosto e per conservarlo morbido devono aggiungere conservanti (mono-e digliceridi) utili per l’umidità e per evitare le muffe».
Con quale risultato?
«La scarsa digeribilità e i frequenti bruciori di stomaco provocati prevalentemente dagli aromi chimici. Poi la frutta. La legge impone un minimo del 20 per cento di frutta. Ma quale frutta? Sul mercato, ovviamente, vi è uno spettro amplissimo di possibilità di prezzi. Arancio, cedro, uvetta, la frutta principale, spazia da cifre irrisorie a cifre alte».
Un esempio?
«L’uvetta turca costa un decimo di quella australiana o sudafricana. Si pensi che la vaniglia costa 800 euro al chilo e che gli industriali del panettone la sostituiscono con la vanillina, chimica pura, che non costa niente».
Redazione Altoadige
fonte: http://www.altoadige.it/cronaca/bolzano/non-fatevi-fregare-da-quelli-a-3-euro-1.493806?utm_medium=migrazione
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