Diamo (spesso) per scontato i gesti semplici. Fidandoci delle informazioni che navigano in rete, senza domandarci davvero il significato delle nostre azioni. Quando mettiamo le mani in pasta, però, abbiamo bisogno di certezze. Avere gli ingredienti giusti a portata di mano, conoscere tempistiche e temperature.
Ecco il motivo di «Lezioni di farina». Un viaggio nell’arte bianca per capire tutti i trucchi e destreggiarsi tra dolci lievitati e pizze croccanti, passando per le paste fatte in casa o il pane fragrante e le frolle dorate.
Giovanni Marchetto e Giulia Miatto, i due giovani G’Trainer di Molino Quaglia, che della passione per gli impasti hanno fatto la loro professione, spiegheranno — in dodici lezioni — passo dopo passo come districarsi nel mondo dei lieviti naturali (ma casalinghi).
I trucchi per prepararla sono il Santo Graal dei panificatori casalinghi (e forse anche un po’ ossessionati). Appena sfornato, pane o pizza che sia, non riusciamo a resistere al richiamo di tagliare una fetta per scoprire quanto siamo andati vicini all’alveolo perfetto.
Panciuto, sviluppato e profondo: sono queste le caratteristiche che renderebbero orgoglioso chiunque. Dipende dalla farina? Meglio solo quella raffinata? Va abolita l’integrale? Servono più ore di lievitazione?
Non sono queste le domande (molto comuni) che bisogna porsi. Perché per raggiungere un risultato ottimale vanno presi in considerazione più fattori. E il banco di prova su cui ci si può cimentare per capire i meccanismi strutturali del glutine è la pizza alla romana. E scoprirete che anche la farina integrale può riservare sorprese interessanti in fatto di alveolatura.
Una lunga lingua di farina, acqua e lievito (senza contare la farcitura più adeguata), che se eseguita con la giusta tecnica si sviluppa verticalmente esaudendo il sogno segreto dell’alveolo perfetto. Ecco, per raggiungere questo risultato bisogna prima di tutto sapere cosa rende una struttura interna soffice e aperta.
L’acqua è il primo fattore. Un impasto con un’alta percentuale d’idratazione (che significa banalmente quanta acqua viene inserita durante la preparazione in rapporto agli ingredienti secchi) permette alla pizza di svilupparsi come dovrebbe, anche nei forni domestici. E la ricetta della pizza alla romana prevede un utilizzo del 80% d’acqua. Ma non dipende solo da questo elemento.
La farina è il secondo ingrediente che determina lo sviluppo strutturale. Una raffinata, ricca in glutine, può essere la chiave per la creazione di un impasto elastico. Ma il suo utilizzo significherebbe dover rinunciare alla complessità gustativa che l’integrale può apportare anche alla pizza.
Il segreto allora è trovare la giusta combinazione tra una semi-integrale e un farro monococco, per esempio, più ricco sotto il profilo nutrizionale e gustativo ma carente in glutine.
Come vedrete nella ricetta che segue il passaggio fondamentale è sempre lo stesso: il fermo macchina. Perché è grazie al lento assorbimento dell’acqua che l’impasto (anche integrale) riesce a svilupparsi nel modo più corretto. Poi in questo tipo di procedimento, dove appunto l’acqua è molto presente, l’importante è fare qualche piega per orientare il glutine e formare una maglia resistente che non si sgonfierà.
La doppia cottura è l’ultimo elemento che farà la differenza della vostra pizza. È questo, infatti, il segreto della croccantezza. Non si tratta di uno sdoppiamento complicato, ma semplicemente di fare una precottura di circa 7 minuti, con anche già la base al pomodoro, per poi completarla in un secondo momento. L’ultima botta di calore farà in modo di far fuoriuscire completamente tutta l’umidità presente.
Ora non basta altro che mettersi alla prova. E scoprire che anche la farina integrale può dare soddisfazione.
La focaccia alla romana - La Ricetta
Ingredienti:
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