Per una maggiore sensibilità alla relazione tra cibo e benessere della persona, per una maggiore conoscenza delle origini degli ingredienti di base, per un ritorno del desiderio di realizzare semplici ricette casalinghe, e così via.
Certo è che le generazioni più giovani hanno perso i modelli di riferimento per giudicare ciò che mangiano: le mamme dei ventenni - e anche dei trentenni - in grande misura lavoravano durante la crescita dei loro figli e, quindi, hanno dedicato poco tempo alla cucina, certamente molto meno rispetto alle nonne.
La memoria del cibo nei più giovani si è formata con i sapori e i profumi dei prodotti industriali che affollano gli scaffali dei supermercati e che in larga parte sono presenti nelle dispense e nei frigoriferi di casa.
L'appiattimento del gusto sembra, però, aver fatto risorgere il desiderio di modelli di confronto di forte identità. La stagionalità degli ingredienti, la tradizione del luogo, i piatti di ricorrenza sono esempi di connotati identificativi del tutto assenti nei prodotti industriali a lunga conservazione.
E da questa assenza rinasce la voglia di giocare con gli impasti per preparare in casa semplici pani, focacce, pizze e dolci. Un passatempo che si diffonde a macchia d'olio sull'onda di sempre più testate, siti web e trasmissioni televisive incentrate sul fai-da-te in cucina.
Un fenomeno che a ben guardare rappresenta oggi un'opportunità di sviluppo che i pizzaioli non devono ignorare: lo abbiamo sperimentato in varie degustazioni di pizze costruite avendo in mente le aspettative di un pubblico gourmet che sempre più numeroso si sta interessando alle nuove proposte di pizza.
Quella pizza che, servita secondo schemi ben noti a quanti frequentano i corsi di Università della Pizza, diventa veicolo di cultura gastronomica e, nello stesso tempo, un' opportunità di business non trascurabile.
Il pizzaiolo che oggi risponde alla richiesta di fornire ai suoi clienti un modello di alimentazione gustosa e sana, basata sugli ingredienti freschi e di stagione, che una volta si usavano in casa, aiuta a ricostruire modelli di consumo alimentare che insegneranno ai più giovani come mangiare meglio anche in e fuori casa.
Piero Gabrieli
fonte: http://newsletter.identitagolose.it/email.php?id=369
Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)
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