La pizza deve anche essere espressione della creatività del pizzaiolo, affinché il suo grado di cultura e di conoscenza del passato diventino semi di innovazione continua.
punto n. 2 del Manifesto della Pizza Italiana Contemporanea, 2012
scritto da
Eleonora COZZELLA
giornalista
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Aprire il cuore a questo mestiere e credere che possa essere cambiato.
È il consiglio che Simone Padoan, classe 1971, pizzaiolo riconosciuto come l’ideatore di quella pizza di alta cucina che tanto incuriosice, rivolge ai più giovani e a quanti abbiano voglia di rimettersi in gioco e ricominciare. Lui l’ha fatto una decina di anni fa, scoprendo che anche nel settore della pizzeria c’è posto per qualcosa di diverso. Ed ha avuto ragione. “La gente è abituata a mangiare quello che tu gli proponi, ma può imparare a mangiare altro, dipende solo da te”, spiega.
La sua storia inizia da lontano: ultimo di nove fratelli tutti con un trascorso da pizzaiolo, da quando ha sei anni si trova “immerso” nel mondo delle pizzerie. Tra il 1988 e il 1994 lavora a stretto contatto con uno dei suoi fratelli ed impara sul campo i segreti di uno dei mestieri più diffusi in Italia. Nel 1994 apre il suo locale: una pizzeria classica, molto diversa da quella attuale, con una proposta ridotta ma un’attenzione manifestata già all’epoca per i prodotti stagionali.
Con il cambiare dei tempi e la nascita di grandi locali misti capaci di offrire al fianco di un menu di ristorazione classico anche le pizze, Simone vive una crisi lavorativa personale pensando che il mondo della pizzeria non abbia un futuro. Ma si sbaglia. E questo momento di difficoltà gli serve come occasione di riflessione, come spunto per cambiare, per azzerare una situazione e ripartire.
Grazie al supporto di alcuni amici impara sempre di più a credere nelle sue idee e nelle sue qualità: inizia a studiare l’utilizzo delle materie prime, le tecniche di fermentazione, l’uso del lievito madre.
È l’inizio della svolta. Lavorando e sperimentando il giovane pizzaiolo di San Bonifacio capisce che la vecchia identità della pizza può essere rinnovata: la gente è aperta ai cambiamenti, basta osare. “Quando scopri un mondo nuovo – racconta Padoan – lo vivi in modo diverso, cambi prospettiva e vedi le cose sotto un’altra ottica, hai entusiasmo in ciò che fai”.
Così nasce la pizza degustazione con l’intento di far gustare a pieno il prodotto nella sua semplicità. “Credevo molto in quello che facevo – continua Simone Padoan – ma nello stesso tempo mi spaventava. Così ho iniziato organizzando delle serate a tema nel giorno di chiusura del mio locale invitando i produttori da cui mi servivo: era un modo per fare scuola, far capire un percorso ai miei clienti e far conoscere le materie prime, i prodotti che utilizzavo nelle nuove pizze. Poi ho cominciato a proporre poco alla volta alcune pizze fuori carta anche nelle giornate di lavoro normale fino a che nel 2005, anno che mi ha fortemente segnato per la morte di mio padre, è arrivata la consacrazione grazie ad alcune guide, come quella del Gambero Rosso e ad un servizio andato in onda su Matrix”.
Da allora è stata una evoluzione, un crescendo, un affermare una vera e propria filosofia di lavoro e di vita: “Il nostro intento – spiega Padoan – è quello di realizzare prodotti di alta qualità in un modo trasparente. Non abbiamo mai nascosto quello che facciamo e se in molti mi criticano per questo poiché diamo adito ad essere facilmente copiati, io credo invece che il fatto che qualcuno segua ciò che stiamo facendo sia per noi un riconoscimento, significa che nel mondo della pizzeria abbiamo lasciato un segno”.
E un segno le pizze di Simone Padoan lo lasciano ben radicato anche tra la clientela per l’emozione che trasmettono, per il gusto che le contraddistingue, per la passione e la creazione che si percepiscono non appena viene servito il piatto in tavola. “Questo lavoro è la mia vita. Molte persone mangiano esclusivamente per sostentamento ed è un fatto per me molto triste. Ogni piatto nasce da un’emozione e questo cerco di trasmettere”, commenta ancora Padoan.
Tra le proposte de I Tigli, oltre al menu innovativo che cambia continuamente, ci sono dei must che non mancano mai come la pizza con burrata e prosciutto crudo San Daniele “riserva 18 mesi” o quella con bufala campana e pomodoro datterino al basilico. Proprio quest’ultima è quella a cui Simone è più legato, quella che mangia più spesso e che più gli ricorda la famiglia, i fratelli, la sua infanzia, il suo inizio.
E se tra i progetti futuri del pizzaiolo veronese c’è la volontà di realizzare un sogno che da tempo custodisce nel cuore e nella testa, Simone non ha dubbi sul futuro: “bisogna tornare sempre di più a valorizzare il rapporto umano in tutto ciò che facciamo, anche nel lavoro” e a quanti si vogliono avvicinare al mestiere del pizzaiolo per la prima volta Simone ricorda non solo di credere nel cambiamento di un settore che ha tanto da sviluppare, ma soprattutto di non copiare e di avere fiducia nelle proprie idee per non dover mai essere secondi a nessuno.
Testo originale pubblicato il 7 novembre 2012